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Esiste una antica torre dentro Villa Nitti?

Villa Nitti è un palazzo monumentale di grande valore artistico e storico che periodicamente la Regione Basilicata “inaugura” dopo intensi lavori di “restauro” per adattarla alle più disparate funzioni.

Villa Nitti (foto di B. Calderano)

Scherzi a parte, augurandoci che quella dell’altro ieri sia la volta buona per un uso proficuo dell’immobile, il comunicato stampa rilasciato dall’ufficio stampa della Regione colpisce la nostra attenzione in un particolare passaggio:

Recenti studi hanno documentato la preesistenza sul sito di un’antica torre circolare, probabilmente appartenente al sistema di avvistamento costiero di età angioina, inglobata nelle costruzioni realizzate in epoca successiva sulla punta di San Pietro. L’analisi della tessitura muraria, la forma e il considerevole spessore del muro perimetrale hanno rafforzato l’ipotesi, tramandata da fonti orali, che identifica la torre con l’ambiente a forma circolare inglobato nella parte più antica della villa.

Si sa che Maratea è la Turrita, la città delle torri, ma è possibile averne avute così tante da dimenticarne qualcuna lungo la strada della memoria?

Al di là di quali siano questi recenti studi, chiariamo che non ci stiamo riferendo alla struttura a forma di torre che contraddistingue il lato sud della Villa.

All’interno di Villa Nitti esiste effettivamente un ambiente circolare, visibilmente più antico sia della struttura novecentesca sia della precedente struttura ottocentesca. Villa Nitti, infatti, nacque come rifacimento di una villetta precedente di proprietà della famiglia Marsicano, a sua volta costruita sul sito di un edificio preesistente. Il quale sarebbe stato – e possiamo dirlo con una certa sicurezza – l’alloggio del famigerato don Vincenzo Peluso di Sapri, assassino di Costabile Carducci nel 1848.
L’abitazione del Peluso ad Acquafredda viene descritta da Carlo Pesce, autore di uno studio su Carducci, «una bizzarra casetta a forma circolare», motivo per cui è facile supporre si trattasse proprio della struttura ora dentro Villa Nitti.

Però, arrivare da qui a dire che la presenza di una torre è «documentata» e che tale struttura si possa ascrivere «al sistema di avvistamento costiero di età angioina» ce ne vuole.

Per prima cosa, ammesso e non concesso di accettare senza riserve l’esistenza di un sistema organizzato di avvistamento già nell’età angioina (e quindi del XIII secolo), la testimonianza di Pesce – qualora non fosse dovuta a tradizioni orali imprecise poiché Pesce scrisse quaranta anni dopo i fatti – non abbiamo prove che la costruzione circolare fosse di epoca anteriore all’Ottocento. Nel catasto onciario del 1753 ad Acquafredda sono documentate appena tre casette rurali e due «scarazzi di fabrica» (edifici rurali per depositare attrezzi), oltre la Torre di Acquafredda (quella sulla punta della Rotondella, costruita nel 1595) e la cappellina della Madonna Immacolata che nel 1833 sarebbe stata trasformata nell’attuale chiesa.

Secondo, nelle carte geografiche d’epoca e nelle relazioni sullo stato delle torri di avvistamento dall’età vicereale in poi non si fa menzione di altre torri oltre a quelle dei Crivi e di Acquafredda a nord di Cersuta. La qual cosa, forse, doveva già essere sufficiente a respingere ogni illazione circa l’esistenza di una seconda torre ad Acquafredda.

La costa nord di Maratea in una carta del 1769.

Il fatto che all’interno di Villa Nitti esista una struttura circolare, allora, è forse più da ricondurre alla precedente esistenza di un fabbricato rurale, forse una casamatta, che esisteva sulla punta di San Pietro. Nel primo XIX secolo è possibile che ad Acquafedda, come in molti altri punti del territorio di Maratea, siano stati fabbricati edifici simili, proprio in quella che era la prima epoca di espansione edilizia sulla costa. Sarà però possibile confermare o smentire questa tesi solo con nuove ricerche su fonti documentarie, ahinoi, sempre troppo scarse.

Luca Luongo

Luca Luongo

Io sono Luca e quella a lato è la mia faccia quando provo a rileggere un mio articolo. Nella vita racconto storie: a teatro le invento io, qui le studio dai documenti.

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