fbpx

La triste storia di Caterina D’Anetra e i primi Carabinieri di Maratea

L’Arma dei Carabinieri giunse a Maratea dopo l’Unità nazionale.

Non mi è noto molto circa la storia della loro presenza in paese, in particolare riguardo i primi tempi. Mi risulta solo che la prima caserma venne ricavata da una casa concessa loro in affitto dalla famiglia Barone e che, successivamente, anche l’ex convento dei Cappuccini sarebbe stato adibito a tale scopo.

Un triste aneddoto riguardo Maratea e i primi militari che svolgevano le loro mansioni in paese si trova tra le pagine di uno dei numerosi periodici ottocenteschi specificamente dedicati a un ente, arma o corpo della società civile.

Si tratta della triste storia di Caterina D’Anetra, giovane di 20 anni, morta suicida per pene d’amore. Riporto integralmente l’articolo, pubblicato senza firma sul numero de Il Carabiniere del 25 ottobre 1884.

«Nel paese di Maratea, in quel di Lagonegro, il 31 maggio fu un giorno nefasto: un pietoso avvenimento funestò l’intiera [sic] popolazione.
La povera Caterina D’Anetra, una bella giovane di 20 anni, credutasi tradita dal suo fidanzato, va a casa di lui a riportare alcune camicie stirate da essa, scende le scale, vede nel cortile la cisterna, solleva il coperchio, si toglie il fazzoletto dalle spalle, lo depone sul parapetto, volge ancora uno sguardo alla casa del fidanzato e un attimo dopo un rumor cupo di acque annunziava che la bella giovane finiva miseramente i suoi giorni.
Nessuno udì il tonfo; una ragazzina, sorella al fidanzato, trascorsa mezz’ora si accorse della cisterna aperta e del fazzoletto e ne diè [sic] avviso ai parenti.
Si capì subito quale sciagura era accaduta, si cominciò a chiamare ad alta voce, a strillare, a piangere, ad accorrere da tutte le parti come porta il carattere e la natura di quegli abitanti. Nessuno però si attentava di scendere nella cisterna; un tal Fiorillo soltanto si provò con una scala a piuoli [sic], ma subito risalì spaventato.
La notizia dell’avvenimento è recata in caserma: non vi sono che il carabiniere Mazzone Filippo in servizio di piantone e Mazzoleni Alessandro. Il primo, trovandosi già vestito, corre senza indugio sul luogo del disastro e, spogliatosi del vestito e dei pantaloni e legatosi con una fune, si fa calare nella cisterna. Egli non chiede se è profonda, se contiene poca o molta acqua; non ha altro in mente che la salvezza dell’infelice. Vana speranza! Egli estrae un cadavere e lo depone in mezzo agli astanti profondamente commossi.
Lo spontaneo e prontissimo atto di abnegazione del carabiniere Mazzone fu grandemente apprezzato dalle autorità e dall’intera popolazione. È vero che la cisterna non conteneva che metri 1,50 di acqua, era larga 2 e profonda 2,50, ma il bravo militare ignorava questi dati, né si era curato di saperli, onde il suo atto fu espressione vera del coraggio e della filantropia. Egli venne rimeritato [sic] coll’encomio solenne e l’onorifica distinzione ben gli si addice

Luca Luongo

Luca Luongo

Io sono Luca e quella a lato è la mia faccia quando provo a rileggere un mio articolo. Nella vita racconto storie: a teatro le invento io, qui le studio dai documenti.

Potrebbero interessarti anche...