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S. Biagio è ovunque: una rapida guida sull’iconografia pittorica del santo patrono nell’arte sacra di Maratea

L’amore dei fedeli di Maratea d’ogni epoca per il santo patrono è tangibile. Se una festa patronale di 8 giorni non bastasse, i nostri antenati hanno deciso anche di raffigurare S. Biagio in ogni angolo possibile delle chiese e cappelle di Maratea. In questo articolo, una rapida guida per trovarne il più possibile.

Cappelle ai Cappuccini.

Una buona parte del vasto patrimonio artistico di Maratea è costituita dagli affreschi e quadri che ornano chiese e cappelle. Eccezion fatta per la pittura rupestre che ancor oggi si vede nella Grotta dell’Angelo, caso isolato di arte alto-medioevale pervenuta fino ad oggi, e per il bell’affresco trecentesco scoperto nell’antica chiesa di S. Pietro (sotto l’Immacolata nel centro storico), i più antichi esemplari d’arte pittorica a Maratea risalgono al XVI secolo. Ed in essi – non è certo un caso – appare S. Biagio.

Affresco nella cappella di S. Rocco ai Cappuccini

È il caso delle tre opere che ornano gli altari delle cappelle presso l’antico convento dei Cappuccini. Probabilmente opera di artisti diversi, riproducono come in serie un trittico composto dal santo patrono, la Vergine Maria e il santo a cui era dedicato l’altare: in quella più a sinistra possiamo vedere S. Rocco, in quella più a destra (pare) S. Elisabetta d’Ungheria, mentre di quella centrale poco sappiamo, essendo stata la pittura troppo usurata dal tempo, divenendo illeggibile. In entrambi gli affreschi sopravvissuti S. Biagio appare vestito da vescovo, con pastorale, pettine per la lana in mano e una lunga barba bianca sul viso.

S. Francesco de’ Poverelli.

Non diversa è la rappresentazione scelta dall’anonimo autore dell’affresco nella chiesetta di S. Francesco dei Poverelli, posta nel dedalo dei vicoli del centro storico. L’opera è anch’essa un trittico con la Madonna al centro e l’altro santo, in questo caso il poverello di Assisi, al lato destro.

S. Lucia & S. Giovanni.

La rappresentazione trittica è difatti ricorrente in tutte le opere cinquecentesche delle chiese marateote. S. Biagio si trova anche nell’affresco (quasi illeggibile) della chiesetta di S. Giovanni, posta nell’omonima contrada e in quello della chiesetta di S. Lucia all’Ondavo.

Affresco a S. Lucia

Quest’ultimo si distingue perché qui il santo armeno appare a destra della Vergine, e non a sinistra come in quasi tutti gli altri casi.

Il polittico perduto e l’affresco scomparso al Santuario.

A quest’opera, la più preziosa di quelle scomparse dalle chiese di Maratea, ho dedicato un articolo quattro anni fa: si può leggere a questo link. Fu dipinta da Michele Curia nel 1579 e rappresentava la Madonna delle Grazie con S. Biagio e S. Giovanni Battista.

Il polittico in una foto d’epoca.

Ancora nel 1728 nel santuario esisteva anche un affresco di S. Biagio da cui scaturiva la Manna. Di esso non v’è più traccia.

Il quadro alla Madonna degli Ulivi.

A proposito di opere scomparse, va citato il quadro fatto fare dopo l’attacco dei banditi del 1676. Raffigurava «S. Biase che gli metteva in fuga; e la Vergine SS.ma, che da sopra le nuvole Maratea proteggeva».

S. Biagio in Gloria.

Per fortuna si è conservato, invece, il quadro di S. Biagio in gloria, nel santuario. Originariamente era posto sopra l’altare di S. Biagio, cioè quello addossato alla Regia Cappella quando questa era ancora posta nella navata centrale della chiesa.

Per qualche tempo è stato posto sopra l’altare maggiore (ora posto al centro della navata di sinistra), adesso è nel coro.

Chiesa del Rosario.

Nel secolo XVII appare nella chiesa del Rosario il quadro della Madonna del Soccorso con santi, opera di un anonimo artista napoletano, in cui figura, in un angoletto, l’immagine di S. Biagio. Qui il santo appare molto defilato, con un disegno che forse ricorda molto più le raffigurazioni del S. Gennaro napoletano che del patrono di Maratea…

Quadro di Cusati nella chiesa del Rosario.

Sempre nella chiesa del Rosario troviamo altre due tele, però del XVIII secolo, entrambe di notevole fattura, che raffigurano il vescovo di Sebaste in ginocchio davanti alla Vergine Maria: il primo è sull’altare maggiore, il secondo al centro del soffitto. In quest’ultimo, opera di Gaetano Cusati del 1715, il patrono S. Biagio appare prostrato innanzi alla scena dell’Assunzione insieme con S. Francesco di Paola.

S. Francesco di Paola.

Insieme al S. Francesco di Paola, S. Biagio appare pure nella tela ad olio posta sull’altare maggiore della chiesa dedicata al santo calabrese, chiesa annessa all’antico convento dei Paolotti (oggi sede dell’istituto professionale alberghiero). È da notare che in queste ultime opere (qui e nell’ultima al Rosario), caso unico in tutto il repertorio marateota, S. Biagio è disegnato senza cappello.

Addolorata.

Sempre del Settecento è il pregevole quadro del Martirio del santo, posto sull’altare a sinistra della navata della chiesa dell’Addolorata nel centro storico. La scena, tratteggiata da ignoto artista, rappresenta il momento della tortura sull’eculeo.

In questa chiesa il santo armeno appare anche in quadro tondo posto al di sopra del confessionale.

Chiesa madre di S. Maria Maggiore.

Al XIX secolo risale invece il quadro di S. Biagio a figura intera nella Chiesa Madre di S. Maria Maggiore, in cui ai lati del santo appaiono delle colonne di marmo da cui sgorga la Santa Manna.

In un progetto di restauro e ingrandimento della chiesa del 1857, a S. Biagio era previsto di costruire un’intera cappella al lato destro della navata. Ma non si fece mai.

Addolorata a Cersuta.

Il dipinto, bello quanto poco conosciuto, del santo a mezzo busto nella chiesa dell’Addolorata a Cersuta, è datato al 1862. In quest’ultimo al santo sono attribuiti i lineamenti di un uomo orientale, forse a voler sottolineare l’origine etnica dell’armeno.

Acquafredda & Massa.

In ultimo, i due quadri raffiguranti S. Biagio nelle chiese dell’Immacolata di Acquafredda e del Carmine a Massa.

Luca Luongo

Luca Luongo

Io sono Luca e quella a lato è la mia faccia quando provo a rileggere un mio articolo. Nella vita racconto storie: a teatro le invento io, qui le studio dai documenti.

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