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I risultati del Referendum del 1946 a Maratea

Oggi ricorrono 75 anni dal Referendum sulla forma istituzionale dello Stato, che sancì per l’Italia il passaggio dalla monarchia alla repubblica.

La scheda del referendum.

Il Sud monarchico.

Com’è noto, il Mezzogiorno votò massicciamente per la monarchia. Diverse spiegazioni sono state avanzate per spiegare questa tendenza. Tra le tante, mi preme sottolineare quella che ricorda la grande devozione di cui Casa Savoia godeva a Sud.

Oggi si tende a dimenticare questo aspetto, preferendo esaltare le gesta e i movimenti di coloro che, dopo il 1860, avevano dimostrato grande lealtà alla spodestata Casa Borbone delle Due Sicilie. In realtà, però, dopo l’Unità era nato un forte sentimento d’affezione verso i sabaudi, tantoché il celebre brigante Carmine Crocco (1830-1905), leader indiscusso del brigantaggio postunitario, malamente strumentalizzato dai legittimisti, su Vittorio Emanuele II disse: «Fu un grande eroe che fece l’Italia; egli cacciò gli stranieri».

Allo stesso tempo non bisogna dimenticare che il dato va interpretato. Così come ci furono collegi elettorali del Nord che si espressero a favore della monarchia, in alcune zone del Sud vinse il voto repubblicano. Così fu, ad esempio, in diversi comuni delle province di Teramo, Foggia, Cosenza e Trapani.

Vittorie referendarie per comune. Il blu è per la Repubblica, il rosso per la Monachia. (fonte: Wikipedia.it)

La Basilicata e Maratea.

Nonostante nel contesto regionale vi fu anche qui la vittoria della monarchia, in Basilicata la repubblica superò il 40% delle preferenze, il dato più alto del Mezzogiorno.

Nella nostra regione votarono a favore della repubblica diversi comuni, tra cui Melfi, Lavello, Irsina, Bernalda, Montescaglioso, Pisticci, Ferrandina. Si trattava di comuni a forte vocazione agricola e con grandi terreni estensivi (e quindi latifondi), che non a caso furono protagonisti dei moti contadini di quegli anni e, successivamente, ebbero esperienze amministrative orientate più a sinistra del generalizzato dominio democristiano.

Ciò è un elemento fondamentale, a mio parere, per comprendere appieno la valenza del voto. Non è un caso che, nelle interviste per un’inchiesta sul consumo televisivo degli anni ’50, la sociologa Lidia de Rita registrò che, secondo un contadino di Ferrandina, nel 1946 si sarebbe votato per scegliere «tra la monarchia e il comunismo».

La mancanza del latifondo e – forse – una migliore diffusione dell’istruzione di base e presa di coscienza più limpida degli eventi, potrebbe invece aver inciso sui risultati di un comune come Maratea. Qui la campagna pro-repubblica poteva difficilmente incidere attaccando le corde del malcontento dei contadini e giocando sul fraintendimento di senso tra repubblica e comunismo, essendo la struttura fondiaria locale già da secoli divisa in numerose proprietà.

A Maratea la vittoria monarchica fu nettissima: appena 516 voti per la repubblica e 1.877 per la monarchia.

Risultati del referendum a Maratea (fonte: Ministero Interno)

I marateoti accolsero comunque bene l’esito finale della consultazione, tantoché, in occasione delle prime elezioni politiche repubblicane nell’aprile 1948, fu straordinariamente portata in processione la statua di S. Biagio, amato patrono della Città.

Luca Luongo

Luca Luongo

Io sono Luca e quella a lato è la mia faccia quando provo a rileggere un mio articolo. Nella vita racconto storie: a teatro le invento io, qui le studio dai documenti.

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