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L’ultimo spettacolo del Teatro San Biagio

Il Teatro San Biagio è stato il teatro comunale di Maratea. Venne eretto alla fine del XVII secolo e probabilmente fu una delle innovazioni apportate al paese in occasione della nuova festa di S. Biagio ideata nel 1695.

Si trovava nei pressi dell’attuale piazza Europa. In origine era un locale di proprietà del monastero dei Paolotti che il municipio prendeva in affitto. Poi, in circostanze da chiarire, divenne un immobile del comune.

Le opere sacre.

Fino ai primi anni del XIX secolo era dedicato esclusivamente a rappresentazioni a tema religioso. Ricorda Carmine Iannini (1774-1835) che il teatro « [sic] istituito come Luogo Sagro [sic], e fù dedicato al glorioso principal Tutelare S. Biase; con legge inviolabile da non potervisi altro rappresentare, se non componimenti sagri: ed ogni qualvolta eseguire vi si doveva qualche Sagra Rappresentanza [sic]: durante tutto il tempo all’adunarsi il Popolo, restò osservato, come stabilito, dovuto stare tre Quadri esposti, cioè uno in mezzo e più eminente di S. Biase con cinque lumi accesi di cera, e gli altri due rispettivamente accesso innanzi. Nell’alzarsi il Sipario i Quadri non venivano amossi [sic], e tutti gli attori col Popolo genuflessi, prima Cantavano l’Inno del Santo poi si dava principio alla Rappresentanza».

Insomma, un teatro dedicato principalmente alle comedias de santos e profondamente legato al santo patrono; quindi possiamo immaginare entrasse in uso principalmente proprio, se non esclusivamente, nel periodo della festa.

Il Carnevale del 1849.

Dopo il decennio francese (1806-1815) vennero sdoganate anche le rappresentazioni profane. Ciò portò all’utilizzo del teatro anche nel periodo di Carnevale. E quello del 1849 fu memorabile.

All’interno del teatro comunale avvenne infatti uno dei fatti più memorabili del biennio rivoluzionario 1848/1849. Dopo l’assassinio del deputato Costabile Carducci (1804-1848) avvenuto sulla spiaggia di Acquafredda, un poeta estemporaneo, tal Carlo Gallotti, venne a stabilirsi a Maratea.

Nel 1849, «l’ultima sera di Carnevale», come si legge in una deposizione di uno dei molti processi politici tenuti dalla Corte criminale di Potenza, la popolazione «si recò al teatro di Maratea per gustare un’accademia, che si disse davasi da don Carlo Gallotti. Dopo l’intervento di mezzo paese tra uomini e donne, col biglietto a paga di un carlino per ciascun individuo, il Gallotti salì sulle scene con una tale donna Agnesina sua compagnia nell’improvvisare, ed al suono dell’arpa e della chitarra francese da essi loro toccate contarono su vari argomenti prescelti da’ tanti dati da galantuomini […]. Verso l’ultimo poi le cennate persone spontaneamente dissero che volevano cantare sulla morte di Carducci, come fecero senza inviti o premura di altri. In seguito di pochi giorni s’intese cantare la stessa canzone in ogni angolo del paese […] fino a luglio ultimo».

Questa serata e il successo della canzone per le vie del paese costò la persecuzione giudiziaria di decine e decine di marateoti!

I problemi strutturali.

Il teatro però aveva un problema. Come la maggior parte dei teatri dell’epoca era stato costruito con materiali scadenti.

Nell’archivio comunale ci sono decine di delibere con cui il Comune di Maratea stanziò ingenti somme per restaurare alla meglio la struttura o quantomeno sistemare danni estemporanei.

Per comprendere l’esilità della struttura, si pensi che spesse volte toccò riparare il tetto perché scoperchiato dal vento!

L’ultimo spettacolo.

Quelli del 1898 furono gli ultimi lavori al teatro di cui resta traccia.

Quell’anno si tenne anche l’ultimo spettacolo noto all’interno del teatro. In un giornale pubblicato nella Maratea si legge questo trafiletto:

«3 marzo 1898
Prendendo occasione dalle feste ordinate nel Regno per commemorare lo Statuto Albertino, per iniziativa del Sindaco e del prof. Gerardo Mazzei, si organizzò una tombola di beneficienza, e che, a quanto ci si è detto, fruttò più centinaia di lire. Ebbe luogo nel Teatro Municipale, ove intervennero tutte le Autorità e gran folla, anche perché l’egregia Direttrice dell’Istituto De Pino, Signorina Alfonsina Passeri, dalle alunne fece rappresentare la
Fabiola del Card. Wiseman, e con quel successo che non poteva mancare.»

Questo fu l’ultimo uso del teatro noto. La struttura chiudeva la sua esistenza come l’aveva cominciata, cioè con una rappresentazione sacra.

Tre anni dopo, nell’inverno del 1901, il tetto del teatro cedette definitivamente, distruggendo gran parte dell’immobile e compromettendo la ricostruzione della struttura. Il bombardamento del 1943 fece sparire, poi, gli ultimi ruderi di una gloriosa istituzione cittadina.

Luca Luongo

Luca Luongo

Io sono Luca e quella a lato è la mia faccia quando provo a rileggere un mio articolo. Nella vita racconto storie: a teatro le invento io, qui le studio dai documenti.

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