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A proposito di Storia…

La colonizzazione greca.

Come abbiamo visto nel precedente articolo, la storia dei nostri avi è lunga e complessa, piena di aneddoti e di personaggi. In questo parleremo di un interessante fenomeno che vide coinvolti i nostri lidi e il nostro entroterra. Parleremo di civiltà note e meno note, di scambi commerciali e culturali, di lotta per la supremazia e la ricerca di spazio vitale. Il fenomeno del quale prenderemo in considerazione diversi aspetti è la cosiddetta: “ Colonizzazione Greca”.

Un’avventura verso l’ignoto.

I contatti del mondo greco con il Mediterraneo centro-occidentale sono attestati sin dall’età preistorica. La vocazione marittima, la ricerca di materie prime (ossidiana, metalli), spinse le popolazioni dell’Egeo a creare e intrattenere una rete intensa di relazioni commerciali in tutto il  Mediterraneo. I rapporti e gli scambi del mondo Egeo con il versante adriatico dell’Italia risalgono al III millennio a.C. Prima della fondazione delle colonie, l’idea che i Greci avevano dell’Occidente era avvolta in un alone di leggenda. La memoria dei traffici dell’età micenea, la conoscenza delle rotte, dei territori attraverso i racconti dei mercanti e il potere evocativo dei paesaggi ispirò storie mitiche.

L’ Occidente e i suoi racconti.

In Occidente erano localizzate molte delle avventure epiche di Ulisse e i viaggi di altri eroi reduci da Troia, come Diomede, Filottete e Nestore. Basti pensare  all’episodio dell’Odissea che racconta la visita di Ulisse al dio dei venti, Eolo, da cui deriva il nome dell’arcipelago siciliano delle Eolie. La pericolosità dello Stretto di Messina per i naviganti dette origine al mito di “Scilla e Cariddi”, le due creature mostruose posizionate alle estremità dello Stretto. Il nome delle Isole dei Ciclopi, nella costa orientale della Sicilia, richiama l’episodio nel quale Polifemo, accecato, lancia le enormi pietre contro Ulisse. Nell’Etna era localizzata la famosa fucina del dio Efesto. Il mito contribuiva a spiegare così la scoperta delle terre dell’Occidente e il loro inserimento nel mondo culturale dei Greci, che per rappresentarsi una realtà prima sconosciuta e darle un posto nella loro visione ordinata del mondo attribuivano origini greche alle popolazioni indigene. Ad esempio, Esiodo, nella Teogonia, fa discendere i capi dei Tirreni (gli Etruschi); Latino e Agrio dagli amori di Circe e Ulisse, mentre altre tradizioni ascrivevano un’origine arcade ai più antichi abitanti del Lazio, come il re Evandro dell’Eneide, e a popoli italici come gli Enotri e gli Iapigi.  Davvero si trattava di una terra ignota per i popoli dell’egeo , ma per quale motivo vennero spinti ad andare a Ovest?  Perché rischiare di far rotta verso posti cosi oscurati da un alone di mistero? Per sete di conoscenza? Per spirito di avventura?

Democrazia si, ma per pochi.

Nell’VIII secolo a. C. le Grecia è divisa in molti regni e varie città stato, ovvero le Poleis. Tutte confinano tra loro, nel momento in cui si desiderava varcare il confine del territorio e ci si trovava in quello appartenente a una diversa città o regno, si veniva considerati degli “ stranieri”. In questo caso non si aveva nessun diritto civile e si viveva nel rischio di essere derubati o uccisi; cosa ben diversa per i nobili, i quali essendo privilegiati potevano spostarsi regolarmente, detenendo sotto il loro controllo la maggior parte dei grandi scambi commerciali( disserteremo  sui commerci e il rapporto con la città Madre nel corso dell’articolo). Molti sono abituati a vedere la civiltà greca come baluardo della democrazia e dei diritti dell’uomo, effettivamente è cosi ma solo in parte. Nella Grecia del VIII secolo L’ekklesìa, ovvero l’assemblea, si riuniva raramente e per farne parte bisognava avere dei requisiti: non essere donna o bambino, avere una certa età, in alcune città poteva partecipare all’assemblea solo chi possedeva terreni; non possono entrare gli schiavi (neanche quelli liberati), non possono i figli illegittimi. Il riconoscimento come parte della comunità avveniva “sul posto”, non esistevano documenti d’identità si era “figli di..” oppure si era nobili e si aveva un nome. Tutto si basava sulla conoscenza l’uno dell’altro, chi non era riconosciuto non entrava nell’assemblea. La società greca era classista ed oligarchica, tuttavia la nobiltà non era una casta chiusa; il denaro rimane una fantastica chiave per accedere o uscire dall’aristocrazia. 

Serve altra terra, altro spazio vitale.

La maggior parte degli storici divide la colonizzazione greca in più fasi: una precedente con l’arrivo dei micenei e una più tarda con l’arrivo di un flusso migratorio più ampio, dovuto a cause di forza maggiore. Possiamo dire che la prima fase vedeva come protagonista la civiltà Micenea, forte di un grande interesse per il commercio e la ricerca di nuovi territori. La presenza commerciale di questa civiltà fu molto intensa, a giudicare dal rinvenimento di abbondante ceramica dipinta pregiata, ma anche di uso corrente. Uno studio di L. Vagnetti del 1999 elenca ben 78 siti in terra italica che hanno restituito materiale Acheo. Successivamente alla caduta dell’impero di Micene le cose cambiarono, l’interesse verso l’occidente si spostò alla conquista di nuove terre abitabili e coltivabili. Uno dei fattori principali è legato al territorio, prevalentemente montuoso e collinare; esso non permetteva uno sviluppo intenso dell’agricoltura. Quest’ultima praticata nelle poche aree pianeggianti non soddisfaceva il fabbisogno di una popolazione in  continua crescita. Fu dunque necessario cercare nuove terre nelle quali costruire, coltivare e cercare materie prime. Oltre a questo però, bisogna considerare: gli interessi dei mercanti, chi si allontanava per scampare ad un regime oppressivo o chi abbandonava la patria con la speranza di ricominciare una nuova vita. ( un po’ come accadde per i Vichinghi, ma questa è un’altra storia)

La spedizione e la scelta del territorio.

Le spedizioni volte alla conquista di nuove terre erano effettivamente un fatto organizzato, infatti, i cittadini che volevano espatriare, erano incoraggiati e sostenuti dalla Città Madre. Ricevevano inoltre materiali, navi, provviste e un capo che li guidasse nella spedizione. Quest’ultimo era di solito appartenente alla classe aristocratica, non si limitava a guidare i nuovi coloni verso la nuova terra; una volta arrivati, provvedeva alla costruzione della nuova città dirigendone i lavori. (per tale motivo veniva chiamato Ecista (ovvero fondatore  secondo l’etimologia greca). L’apoikia(creazione altrove di un nuovo abitato) era preceduta dalla consultazione dell’oracolo a Delfi che, tramite il sacerdote, indicava le località prescelte per i nuovi insediamenti. Si prediligevano le fertili pianure alluvionali delle coste, con annessi sbocchi fluviali e marittimi.

La nuova Poleis.

Una volta raggiunta la sede indicata, l’ecista divideva la terra in lotti(kleroi), dava all’insediamento urbano una pianta regolare nel rispetto dell’ordinamento statale e dei principi egualitari. La nuova città nasceva all’insegna della libertà e dell’autonomia non solo nei confronti della poleis d’origine, ma anche da eventuali città consorelle fondate da coloni provenienti dalla stessa patria. In particolare, proprio per quanto concerne l’assetto urbanistico, le nuove città avevano spesso un’organizzazione più sistematica e più rigorosa delle metropoleis (città madri).  La tradizione indica Cuma (Kyme) come lo stanziamento più antico dell’Italia meridionale.  La sua fondazione si colloca poco dopo la metà dell’VIII sec. A.c. ed è preceduta dall’insediamento nell’isola di Pithecusae (Ischia) che, sulla base dei rinvenimenti archeologici, si data al primo quarto del secolo VIII a.C.

Cuma, prima poleis della Magna Grecia.

La struttura della città.

Nel mondo greco la città si caratterizza per la sua forma regolare ordinata a scacchiera e su assi ortogonali. I greci acquisirono i loro schemi urbanistici dall’ambiente anatolico e dal vicino mondo orientale ed egizio. Le nuove città presentano un’ordinata articolazione per assi viari ortogonali, che scandiscono sistemi di strade principali e di strade secondarie: schemi Ippodamei (da Ippodamo da Mileto). Alcune di queste città propongono impianti geometrici rigorosissimi, con assi viari maggiori condotti più comunemente sulla longitudine; sulla quale si impostava una viabilità trasversale minore e più ravvicinata: disposizione per Strigas. In Magna Grecia le colonie presentano modello per Strigas, infatti, fin dalla prima fondazione i coloni diedero alla forma urbana un disegno geometrico. In genere la pianificazione urbana viene condotta su di un asse principale: la Plateia, lungo la quale si scandiscono le strade minori: Stenopoi  separano e danno accesso ai singoli isolati.

I popoli Italici della Magna Grecia.

La Sicilia e la Magna Grecia erano abitate da popolazioni indigene, le cui culture, nell’IX-VIII sec. A.c., rientravano nell’orizzonte dell’età del Ferro. Per la Campania le fonti letterarie ci tramandano i nomi degli Enotri, stanziati nel versante tirrenico e nel Metapontino, e degli Opici, che abitavano nell’interno, mentre nell’area costiera tra Capua e Pontecagnano e nel Vallo di Diano è documentata la presenza di genti di cultura villanoviana. Nella Puglia erano insediati popoli di origine illirica, noti complessivamente con il nome di Iapigi, articolati in Dauni nella zona nord, Peucezi nell’area centrale e Messapi nel Salento. I Choni occupavano la zona della Siritide e di Crotone. Tre gruppi etnici erano stanziati nella Sicilia: nella parte orientale i Siculi, che abitavano anche l’area di Locri in Calabria; gli Elimi a nordovest e i Sicani nella zona centrale e sud-orientale dell’isola.  Queste popolazioni probabilmente intrapresero scambi commerciali e culturali con i coloni greci; allo stesso tempo cominciarono a diffidare della loro cultura e della loro potenza militare. Molte sono le cronache che parlano di epiche battaglie e di eroi come protagonisti.

Opliti greci.

Chi vuole la pace si prepari alla guerra.

Qualche generazione dopo la fondazione delle prime colonie, crisi interne alla società, dovute alla concentrazione dei lotti migliori di terra e del controllo del potere nelle mani di una classe ristretta, portarono alla nascita di sub-colonie; vale a dire città nate dall’iniziativa di precedenti fondazioni coloniali. Intorno alla metà del VI sec. a.C. il consolidarsi economico e politico delle nuove città portò a forti rivalità territoriali e concorrenze nei traffici marittimi. Rivalità che sfociarono in guerre, affiancate secondo i propri vantaggi, dalle popolazioni italiche. Intorno al 460 a.C., la fine delle tirannidi nelle città siceliote sollevò il problema dei mercenari indigeni, che avevano combattuto al servizio dei tiranni ed erano stati allontanati dopo il ripristino dei regimi democratici. Intanto, la situazione delle popolazioni italiche si era movimentata: l’avanzata di genti dal Sannio portò alla formazione di nuovi gruppi etnici: i Campani, i Bretti e i Lucani, che assalirono le colonie greche o si inserirono prepotentemente nelle loro compagini sociali.

Le grandi del Mediterraneo.

Dei contrasti interni approfittarono i Cartaginesi, che nel 409 a.C. distrussero Selinunte e Imera, vendicando la sconfitta del 480, e nel 406 a.C. Agrigento. La preoccupazione per la minaccia punica favorì a Siracusa l’ascesa al potere di Dionisio I, il quale stipulò un trattato con Cartagine che riconosceva l’egemonia punica (eparchia) su tutta la Sicilia occidentale. La fine dell’indipendenza delle colonie greche fu segnata dall’irrompere sulla scena della potenza di Roma, che con la seconda guerra sannitica aveva esteso il suo dominio nel Golfo di Napoli. In difesa di Taranto giunse Pirro, re dell’Epiro, che, dopo alcuni successi militari, nel 275 a.C. venne sconfitto presso Maleventum (da allora chiamata dai Romani Beneventum), causando la resa di Taranto nel 272 a.C. e il passaggio definitivo delle città della Magna Grecia nell’orbita dei Romani, che dedussero colonie nei loro territori. 

Maratea in tutto questo?!

Maratea in tutto questo cosa era? Esisteva già? Doveva essere ancora fondata? Era solo un luogo di scambi? Un sito dell’età del bronzo poi abbandonato? Purtroppo molte domande restano ancora oggi senza possibilità di risposte certe, date magari da reperti archeologici o fonti scritte. Possiamo formulare tuttavia delle ipotesi e dei ragionamenti, considerato il periodo che, anche se in maniera sintetica, abbiamo appena preso in esame.  Non ci dilungheremo sulle origini del nome e su altre tesi bizzarre che molti hanno già portato avanti. Ragioneremo invece come un colono del VIII secolo; cercando di ricostruire il pensiero di quelle genti.

Pensare come un Colono del VIII sec.

Ipotizziamo di essere su una nave volta alla conquista di nuove terre, alla ricerca di un posto dove erigere una nuova città. Davanti a noi la costa, macchia mediterranea, montagne. Partiamo quindi dalla conformazione del territorio: Maratea è per molti aspetti simile all’ambiente Laconico, le sue caratteristiche morfologiche non si prestano  all’ accoglienza di un massiccio numero di coloni, il cui scopo è principalmente l’agricoltura(come già detto nell’articolo si prediligevano spazi pianeggianti , vicino a foci fluviali). Probabilmente seremmo andati altrove. Il territorio preso in esame potrebbe essere rimasto fuori dalla prima colonizzazione micenea, ma da alcuni reperti come vasellame e numismatica, possiamo crederlo attivo nelle rotte commerciali tirreniche. Non si hanno a Maratea esempi di impianti urbani di stampo greco, vi sono solamente alcuni toponimi di derivazione mista.(greco- latina) Il sito di Capo la Timpa  denota una continuità di utilizzo  tra seconda metà del VI e il V secolo, attestata da poco materiale di scavo, il quale non consente di chiarire i tasselli cronologici.  Probabilmente unico esempio di Poleis greca è il vicino insediamento di Laos (argomento che tratteremo in seguito), luogo che presenta caratteristiche dell’urbanizzazione coloniale greca. Tutto il contorno potrebbe rappresentare insediamenti minori, volti alla vocazione pastorale, militare o commerciale. Purtroppo i pochi elementi nelle nostre mani non consentono, come già detto, di fornire altre prove concrete. Si possono proporre molte ipotesi a riguardo, infiniti ragionamenti, fino a perdersi nei meandri della storia. Chissà, forse con il passare del tempo e le continue scoperte ci aiuteranno a colmare le lacune; proprio come il vento dissipa la nebbia nel corso della mattinata.  

Francesco Maria Monterosso

Francesco Maria Monterosso

Sono Francesco e nella vita faccio molte cose, forse troppe. Studio Archeologia e Storia, nel tempo libero mi diletto in progetti di Archeologia Sperimentale, Rievocazione Sorica e Divulgazione con scopo didattico.

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