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C’era una volta il Parco della Rimembranza

Lo scorso 20 dicembre 2019 l’evento Maratea, anni ’20 ha ricordato fatti e persone di Maratea relativamente ai secondi decenni degli scorsi secoli.

Per il XX secolo, gli amici Francesco Fontana e Angelo Licasale, ingegneri in formazione il primo e in attività il secondo, hanno parlato di alcuni temi che, insieme a quelli degli altri intervenuti, approfondiremo qui pubblicando i video dei loro interventi a beneficio di coloro che non hanno potuto essere presenti all’evento stesso.

Iniziamo oggi con la straordinaria storia del Parco della Rimembranza di Maratea.

Francesco Fontana parla del Parco della Rimembranza a Maratea.
Una piccola chicca: il discorso inaugurale originale.

Per gli appassionati di storia locale, corredo il video dell’ottimo intervento dell’amico Francesco con il testo integrale del discorso inaugurale del Parco, pronunciato dall’ins. Biagio Iannini il 13 maggio 1923.

Signori,
l’appello lanciato da un capo all’altro della nostra Italia da S. E. Dario Lupi, Sottosegretario di Stato alla Pubblica Istruzione perché in ogni luogo, anche il più recondito, sorgesse il Viale o Parco della Rimembranza, ha suscitato ovunque entusiasmo e plauso sincero e ciò per meditare e vagliare, ancora una volta, l’immenso debito di gratitudine che deve legarci a quanti si votarono per la vita, al trionfo della giustizia, alla gloria più fulgida della Patria nostra, redenta e compiutamente unita!
A questa gloria, a questa grandezza, a questo santo sagrifizio, han contribuito anche i nostri conterranei, coloro cui noi tutti siamo legati per vincoli di sangue e di fratellanza umana.
Ed ecco sorgere, anche tra noi, il Viale della Rimembranza, ecco il simbolo, ecco la pianta votiva che in contatto spirituale con noi, perpetua nella memoria e nei ricordi i nostri concittadini, gli Eroi di questa terra.
E come ai tempi del Medio Evo l’albero appariva come segnacolo di libertà e centro di riunione nelle piazze maestosamente ombreggiate, oggi, lo stesso albero che si affida alla terra madre, viene additato a perpetuare il ricordo di una data memorabile, di un episodio di pietà e di valore, al riscatto d’una terra o d’una vetta intrisa del sangue più puro dei nostri Eroi.
Ed ecco che dal pendio di questo colle che rispecchia le acque azzurre del mare e che fissa lo sguardo nella sottostante valle incantata, gli Eroi di Maratea, i Martiri della Patria, allineanti e schierati, dirò così, come in campo di battaglia, viventi nel simbolo delle piante votive, perpetuano nella nostra memoria e nel nostro ricordo il sacrifizio compiuto.
Domenico Guerrazzi, illustre scrittore italiano, nella «Battaglia di Benevento» col fervore della sua immaginazione, ammonisce lo straniero col ricordare che ogni zolla del suolo d’Italia che egli preme, copre le ceneri di un Eroe.
Parafrasando il pensiero dell’Insigne letterato, cade acconcio ricordare oggi a tutti che questo colle è anch’esso sacro alla memoria dei nostri concittadini, perché esso è la significazione dell’urna che racchiude idealmente le spoglie dei Martiri nostri, simboleggiati nella pianta che si erge dal suolo a guisa d’una sentinella avanzata e nel suo verde fogliame fa rivivere nei nostri cuori la speranza per cui il sangue versato sia fecondo di gran bene.
E la scuola che durante il periodo bellico cooperò tanto insieme con le migliori istituzioni sociali e politiche a rendere tenace la resistenza, che confortò coll’alito della fede più pura e dell’affetto operoso e delicato i combattenti nelle trincee, autrice oggi del mesto rito e, in questo momento solenne, addita alla riverenza più sacra, all’ossequio più profondo, tutte queste piante che rappresentano la vita palpante di tante care giovinezze nostre, recise innanzi tempo.
E come i contadinelli del Piave montavano di notte la guardia per salvare dalle minacce dell’orda nemica gl’intrepidi fratelli, soldati esploratori, sull’opposta sponda del fiume, così voi, o fanciulli, voi o giovanetti, voi adolescenti, saprete imporvi, fin da oggi, il rispetto inconcusso, l’amore vero e la venerazione per tutte queste piante, adoperandovi, come meglio potete, a renderle belle e rigogliose: verserete così il balsamo della gratitudine sulle spoglie mortali dei nostri concittadini, sepolti nel pensiero e nel ricordo, in questo viale.
E nella storia nostra o egregi colleghi ed amici, madri, o spose e quanti siete orbati dei vostri cari, si raffermi, si consolidi la sublimazione del sacrifizio che ora rivive in queste piante. Si perpetui e si ricordi il Viale sacro alle più nobili idealità e, dalla prima mammola che spunta lungo le siepi, simbolo d’altri fiori recisi, fragranti d’Italica giovinezza, all’ultimo crisantemo reclinante sotto le brume algenti, i fiori dico, raccolti e sparsi per queste zolle, formino accanto a questi ricordi pietosi, il serto d’alloro che deve inghirlandare la fronte dei quarantanove eroi di Maratea.

Luca Luongo

Luca Luongo

Io sono Luca e quella a lato è la mia faccia quando provo a rileggere un mio articolo. Nella vita racconto storie: a teatro le invento io, qui le studio dai documenti.

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