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Note di storia sulla cappella di S. Giovanni a Maratea

La piccola cappella di S. Giovanni a Maratea si trova tra le curve della strada provinciale che collega il centro storico alle frazioni Massa e Brefaro.

Piccola e discreta, un visitatore difficilmente la troverebbe senza che qualcuno gli indicasse dove si trova di preciso.

Fino al XIX secolo la festa del santo Battista era anche l’occasione in cui i contadini lucani si scambiavano le proposte e promesse di matrimonio.

Il culto di S. Giovanni a Maratea.

Come molto spesso è accaduto durante gli ultimi decenni del secolo scorso, anche l’origine di questa cappellina è stata ricondotta al cosiddetto monachesimo basiliano, nome molto improprio con cui è stato riassunto l’ascetismo altomedievale in Calabria e Lucania. Anche in questo caso, però, non ci sono prove incontrovertibili a riguardo.

In realtà, la storia del culto giovannitico nella Maratea medievale è un capitolo ancora tutto da scrivere. Sembra certo che il santo godesse di una certa venerazione tra i fedeli marateoti, così come in tutto il Mezzogiorno. È noto che in origine la celebrazione con le infiorate era appannaggio proprio del 24 giugno, salvo poi spostarsi ai riti del Corpus Domini.

Dipinto del santo al santuario, opera di L. Fiumarelli del 1861.

Secondo Carmine Iannini (1774-1835) anche il santuario di S. Biagio, patrono del paese, venne a un certo punto ampliato inglobando un’antica cappella dedicata al santo, che era raffigurato a fianco alla Vergine e al santo di Sebaste sull’altare maggiore del santuario stesso.
Iannini scrisse che ancora nel XIX secolo erano visibili «Pitture […] di tanta Antichità, e Greche, che fanno argomentare essere stata sulle prime quivi edificata una piccola Cappella; e poi a fianco di essa la Gran Chiesa di S. Biase». Oggi queste non esistono più, perciò non è possibile fare luce sulla questione: ma tutt’ora un altare della chiesa è dedicato a S. Giovanni.

Ancor più notevole è, però, un altro fatto. L’importanza dell’antico culto di S. Giovanni in Maratea è testimoniato dall’intitolazione al santo del principale punto di riferimento paesaggistico della costa: l’isola di Santo Janni.

Sugli speroni rocciosi dell’isolotto esisteva una chiesetta dedicata al Battista o all’Apostolo, i cui ruderi sono stati fortunatamente preservati con un restauro contenitivo negli anni ’90 del XX secolo.

Neppure la collocazione dello sbarco delle reliquie di S. Biagio in questo luogo ha fatto cambiare il nome dell’isolotto: un’evidenza, a mio parere, del radicamento del culto giovannitico precedente.

La strada di S. Giovanni.

Oggi non è più percepibile, ma in antico la cappella non si trovava affatto isolata. Prima della costruzione della SS 18, la strada che conduceva verso Marina, Castrocucco e la Calabria partiva da Capo Casale e si dirigeva verso la chiesetta della Madonna della Pietà (quel puntino bianco a monte di Filocaio) transitando molto più in alto dell’attuale tracciato viario.

Le tre Croci poste all’inizio dell’attuale percorso.

La cappella di S. Giovanni, quindi, era il primo riferimento, uscendo dal paese, lungo questo percorso, che prendeva appunto il nome di Strada di S. Giovanni.

Il problema della proprietà.

La prima menzione dell’esistenza di questa cappella risale al 1683, quando è annoverata tra le cappelle rurali visitate dal vescovo di Cassano, giunto a Maratea per la canonica visita episcopale.

In questo documento non si specifica se la cappella fosse della parrocchia o di proprietà di qualche famiglia del paese. Nel XIX secolo iniziò a figurare di proprietà dei Di Lieto, con i quali il Comune ingaggiò una lite per la proprietà della cappella.

Il progetto del camposanto.

Intorno al 1840 il Comune di Maratea aveva il progetto di costruire intorno alla cappella di S. Giovanni il camposanto del paese. Di questa vicenda ho già parlato in un altro articolo, dal cui testo desumo le notizie che riporto anche qui.

Dopo la chiusura delle sepolture delle chiese e l’abbandono del progetto dell’antico cimitero alle Mazzarelle, il sindaco Donato Marini D’Armenia indicò S. Giovanni come il luogo più adatto alla costruzione del luogo pio.

Secondo il sindaco, «il Luogo unicamente adatto, e che offre insieme un risparmio, è quello in contrada nominata S. Giovanni, esistente non molto lungi dall’Abitato in elevato sito, e quindi esposto nella sua isolazione [sic] al soffio di ogni vento, che comunque si scaglia, e da qualunque parte spira, anche in grado fortunale, giammai le esalazioni possono penetrare nel Comune, perché sempre coll’infuori, ed in lontananza di dissipano […] considerando [anche] che nella nominata Contrada vi è un’adiacente Cappella eretta sotto lo stesso titolo, che apre al pubblico, al quale appartiene, e che non ha nel suo circuito profondità di terreno, da potersi cavare dalle fossate, che la inumazione impreteribilmente richiede, sia come si sperimenterebbe in ogni altra parte anche più lungi del Territorio, per essere petroso, e quindi povero di terra mobile».

Ma la risoluzione venne impugnata dalla famiglia Di Lieto, che sosteneva di essere proprietaria della cappella e del fondo circostante. Il Comune provò a far valere le sue ragioni, ma quando si fece un sopralluogo a S. Giovanni con un perito – un tal ingegner Dente – si ebbe una sorpresa: il luogo «non può essere addetto a tal uso per essersi rinvenuta dell’Acqua nel fondo, come oculatamente ha osservato il detto Signor Dente, nella cui presenza si è scavato il terreno, ed alla profondità di circa un palmo subito è comparsa l’acqua, ciò che prima non erasi verificato; ed una tal cosa è dipendente dal trovarsi il sito prescelto alla falda del Monte S. Biase, per cui soggetto sempre ad inondarsi».

La marginalizzazione e l’abbandono.

La costruzione della strada provinciale verso Massa e Brefaro e della SS 18 verso Marina e Castrocucco marginalizzò l’area della cappella fino a tagliarla fuori dalla vita quotidiana della comunità. Solo la breve parentesi della costruzione del Parco della Rimembranza (a cui credo si debbano ricollegare le tre Croci vicine) poté, in qualche misura, dare una qualche funzione al luogo, ma durò poco.

Da allora la cappella di S. Giovanni a Maratea è sparita dalla coscienza collettiva anche dei fedeli, abbandonata alle offese del tempo. In particolare, a soffrine è stato il pregevole affresco che orna l’altare.

L‘affresco nella cappella di S. Giovanni.

Ormai praticamente illeggibile, raffigurava il santo con la Vergine e S. Biagio, secondo la linea di un’iconografia ben nota e comune tra le cappelle di Maratea.

Da qualche tempo la cappella è stata attenzionata dai volenterosi soci dell’associazione Cittadinanza Attiva, che già si è guadagnata il merito d’aver promosso il restauro del prezioso affresco della Grotta dell’Angelo a Maratea Castello. Speriamo che la loro opera possa contribuire – come in parte già sta facendo – al recupero e alla conservazione di questo altro, piccolo gioiello del nostro territorio.

Luca Luongo

Luca Luongo

Io sono Luca e quella a lato è la mia faccia quando provo a rileggere un mio articolo. Nella vita racconto storie: a teatro le invento io, qui le studio dai documenti.

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